Tropea, Capo Vaticano, Pizzo Calabro

inserito da Giulia





Perla della costa tirrenica, Tropea è adagiata su una splendida ed imponente roccia di tufo a picco sul mare. Ha un magnifico panorama marino di cui si può godere dalle terrazze naturali della cittadina, la più bella si trova in piazza del Cannone. Da qui si può scattare una bella fotografia al Convento di Santa Maria dell’Isola. Questo importante tempio mariano si trova in una posizione incantevole su uno sperone di roccia in mezzo al mare. In realtà questo sperone su cui sorge oggi non è più un’ isola, a causa del progressivo insabbiamento che l’ha collegato alla terraferma.
Tropea è un borgo con una ricca varietà di stili architettonici: da quello normanno a quello arabo al liberty. E’ impressionante il numero di palazzi nobiliari che sorgono nel perimetro del vecchio abitato e che risalgono al 1600, così come il nutrito numero di chiese.
Al suo interno, nelle strette viuzze, la cittadina nasconde bellissime corti e numerosi portali lavorati a mano. Alcuni palazzi, grazie a cisterne scavate nella roccia, accumulavano il grano proveniente dal Monte Poro, che veniva poi caricato sulle navi ormeggiate sotto la rupe tramite condotte di terracotta. Per cenare all’aperto fuggendo dalla folla che spesso anima le viuzze di Tropea vi consigliamo di andare al Lamia, in Largo Vulcano, una piazzetta centralissima ma sorprendentemente tranquilla. Si mangia molto bene anche alla Pentola D’Oro, in via Pelliccia, sia all’interno che all’esterno, e il personale è davvero gentile. Per il pernottamento ci sono diversi B & B molto carini, il più bello a noi è sembrato Villa Italia e Vittoria, dove la colazione è servita in giardino, oltre ad appartamenti in affitto. Per chi vuole spendere un po’ di più consigliamo l’Hotel Villa antica, che regala atmosfere coloniali.
Impossibile non dedicarsi la sera un po’ allo shopping dei prodotti tipici: il
Pecorino di Monte Poro, la piccante ‘nduja , salame spalmabile a base di peperoncino, la cipolla rossa di Tropea, i mostaccioli, dolci aromatici, la liquirizia, sia in pastiglie che in liquore.
Da Tropea con la motonave vi suggeriamo di raggiungere l’isola di Stromboli con una gita diurna o meglio ancora notturna per ammirare le eruzioni dal mare davanti alla Sciara del Fuoco.
Non sempre il mare di Tropea è pulitissimo, soprattutto se andate a ferragosto, e così vi consigliamo di farvi portare in barca nella vicina Capo Vaticano. Qui, nelle spiaggette raggiungibili solo via mare, l’acqua è assolutamente di un’altra categoria, è di una trasparenza esagerata, davvero non ha confronti. Per avere un’idea di quello che stiamo dicendo potete andarci anche in macchina e fermarvi in fondo al paese dove c’è la sosta panoramica. Camminando su un breve sentiero potrete guardar giù oltre le foglie dei fichi d’India e rimanere incantati dalla sorpresa. Vi diciamo solo che un calabrese che era lì vicino a noi con la famiglia si è lamentato che l’Italia sia piena di posti a pagamento quando quest’angolo è ancora assolutamente gratuito! (guardare la foto per credere).
Dopo Capo Vaticano trovate Pizzo Calabro. In uno dei locali che si affacciano su Piazza della Repubblica non potete non assaggiare un tartufo. Noi siamo andati da Ercole, perché a quanto abbiamo capito il tartufo è nato proprio qui. Ottima esperienza culinaria! Per chi non ama il cioccolato c’è la Nocciola imbottita o lo spicchio di pistacchio…
In piazza c’è una terrazza panoramica che allarga lo sguardo verso Tropea…
Un ascensore porta i turisti dal centro di Pizzo al Castello Aragonese.
Da assaggiare in loco prima di lasciare la cittadina: un antipasto a base di polipo accompagnato con un buon bicchiere di vino locale di zibibbo (la dolcissima uva bianca tipica di Pizzo), la pepata di zozze e la pitta lorda (pizza ripiena).
Proseguendo in macchina cinque minuti arrivate alla Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, un vero gioiello. E’ una grotta scavata nella roccia di tufo che si estende in molte direzioni, con stalagmiti scolpite e trasformate in colonne o statue. Una serie di arcate e pilastri naturali separano le diverse cappelle e grotte che ospitano un presepe, un San Giorgio e un drago, angeli, una Madonna di Pompei, la scena della moltiplicazione dei pani e dei pesci e altre scene bibliche. La leggenda vuole che verso il 1665 un veliero napoletano si schiantasse contro le rocce. In quei momenti drammatici il capitano pregò la Madonna, il cui quadro era a bordo, affinchè salvasse la vita dell’equipaggio. Il vascello si inabissò ma gli uomini riuscirono a raggiungere la riva, lì dove oggi sorge la chiesa. Sul bagnasciuga i marinai ritrovarono il quadro della Madonna. Come ringraziamento per il miracoloso salvataggio scavarono nella roccia una piccola cappella e vi collocarono la sacra immagine. Ci furono altre tempeste e il quadro, portato via dalla furie delle onde, fu sempre rinvenuto nel posto dove il veliero si era schiantato contro gli scogli. Ben presto quel luogo divenne un punto di incontro per i marinai che con le loro barche incrociavano quel tratto di mare e anche per i pizzitiani che affezionati alla Madonnella, ampliarono la grotta.